Il Commento di Michele Bontempi

La proposta folle del Sindaco di Venezia: “Un giudice di pace con poteri penali e cinque avvocati d’ufficio sempre attivi, che paghiamo noi come Comune. Chi si comporta male lo mettiamo nelle nostre celle di sicurezza, … quando il giudice è pronto, la persona viene portata su e viene fatto il processo, con i testimoni e l’avvocato e si conclude con una condanna…”.
Se il primo cittadino di una città simbolo della cultura e della libertà dei popoli come Venezia propone uno schema di processo nel quale la difesa della persona accusata di un reato è affidata ad uno dei “cinque avvocati d’ufficio pagati dal Comune” che fa da bella statuina senza intralciare l’iter già scritto che porta alla condanna, allora significa davvero che mala tempora currunt. Significa che purtroppo i principi stabiliti dal nostro padre costituente – fra cui l’ effettività e l’inviolabilità della difesa in ogni stato a grado del procedimento – sono sempre più lontani dal comune sentire. Questo dato dovrebbe far riflettere tutti gli operatori del diritto, compresi noi avvocati: il sistema giustizia è sempre meno credibile agli occhi del cittadino e questo fallimento – che noi sappiamo essere dovuto principalmente alla mancanza di risorse, da un lato, e ad una politica giudiziaria totalmente incapace dall’altro – rischia di fare trionfare una nuova forma di giustizia, sommaria, mediatica, incentrata sulla punizione, che rischia di trascinare dentro un inevitabile vortice persone innocenti o anche persone colpevoli, ma alle quali non sarà mai più garantito quel giusto processo che continua a rimanere scritto nell’art.111 della Costituzione. E se penso che alla formulazione e alla scrittura di quell’art.111 ha contribuito la nostra associazione di penalisti, non posso non giungere alla conclusione che è arrivato il momento per noi di far sentire – ancora di più, sempre di più – la nostra voce non solo al di fuori delle aule di tribunale, ma anche fuori dai convegni e dai dibattiti fra addetti ai lavori. Intendo in mezzo alla gente, nelle piazze e nelle scuole soprattutto dove già siamo presenti con il fondamentale progetto Miur-Ucpi. Perché è proprio dalle ragazze e dai ragazzi che dobbiamo cominciare a fondare una nuova cultura di riavvicinamento ai principi costituzionali.

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