LA NOTIZIA: Dopo 50 anni decolla il processo all’esecutore. Respinte le eccezioni della difesa.

Il commento di Michele Bontempi – penalista del Foro di Brescia

[” …Un delicato equilibrio fra oblio e memoria necessaria. A Brescia si sta celebrando un processo unico nel panorama nazionale e forse anche oltre.
Dopo 50 anni dai fatti (la strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974, che provocò 8 morti e oltre 100 feriti) è iniziato il dibattimento davanti al Tribunale dei minori a carico di un imputato allora minorenne (oggi quasi settantenne), accusato di aver collocato la bomba nel cestino metallico che, con le sue schegge, dilanió i corpi o lasció profonde ferite in persone inermi, insegnanti, operai, pensionati e studenti che manifestavano pacificamente contro la violenza.
Ma perché i delitti di strage e omicidio premeditato sono imprescrittibili e consentono questa evidente anomalia, la celebrazione del processo dopo mezzo secolo ?”]

Perché, più la ferita è profonda più sopravvive l’interesse collettivo alla conoscenza della verità, senza spazio per l’oblio (perché bisogna ricordare affinché non possa più accadere).
E perché questi reati sono imprescrittibili anche se in ipotesi commessi da un minorenne, al quale non si può mai applicare l’ergastolo per effetto dell’intervento di una sentenza della Corte Costituzionale ?
Perché la gravità dei delitti è oggettiva e non dipende dall’età di chi li avrebbe commessi.
Tanto è giusto che l’imputato, oggi anziano e all’epoca minorenne , per un principio di uguaglianza, pur a distanza di mezzo secolo e senza logica, abbia diritto a vedersi applicate le regole del processo minorile, quanto sarebbe ingiusto sottrarsi al processo attraverso la prescrizione.
E ciò ancora una volta per il fondamentale diritto-dovere di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, senza distinzioni (in questo caso di età).
E, anche, per il risultato di un bilanciamento di valori: il diritto del singolo cittadino di non essere processato in eterno, che fonda l’istituto della prescrizione, proprio dello stato di diritto, arretra di un passo di fronte all’interesse della collettività a raggiungere la verità giudiziaria su una ferita profonda alla vita democratica.
Ma poi il diritto individuale recupera il passo e non recede più di un millimetro di fronte alle regole del giusto processo, pilastro della democrazia (presunzione di innocenza e regola probatoria dell’oltre ogni ragionevole dubbio).
Riprendendo le parole di pochi giorni fa del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del cinquantesimo anno dai fatti, “la risposta dello Stato democratico nel fare giustizia – vorrei dirlo soprattutto ai ragazzi – può apparire talvolta lenta. Certo, è sempre auspicabile una risposta tempestiva, per quanto possibile rapida ma, quel che va ricordato, perché fondamentale, è che essa rispetta le garanzie dello Stato di diritto: questo conferisce solidità e affidabilità”.

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