“Il pensiero della sera: …buona festa della Repubblica”. Riflessioni di Piero Calamandrei

Il commento di Giuseppe Dante  – [Penalista e Civilista iscritto all’Ordine degli Avvocati di Roma]

Porgo il mio augurio di “Buona Festa della Repubblica” alle Colleghe ed ai Colleghi tutti, accompagnandolo con questo pensiero di Piero Calamandrei:“In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie: sono tutti sfociati qui negli articoli”.

Queste parole di Piero Calamandrei mi hanno colpito perché vi ho sentito risuonare l’eco dello stupore di chi ha assistito ad un miracolo; la ripetizione dell’aggettivo possessivo “nostra/i/e” sembra sottolineare la comunanza dei “vissuti” di ciascuno dei 556 costituenti: ma il fatto singolare è che quei 556 erano, in realtà, una mescolanza eterogenea di repubblicani, di liberali, di democristiani, di comunisti, di socialisti, di separatisti, etc… ognuno portatore di un proprio carico di ideologie per le quali aveva combattuto, spesso aspramente, “contro” ideologie diverse e spesso antitetiche; giova ricordare che sul piano internazionale, venuta meno l’alleanza degli angloamericani e dei sovietici contro il nazismo, si era formata una rigida contrapposizione tra un “blocco” occidentale e un “blocco” sovietico , che rappresentavano due ideologie, due visioni del mondo contrapposte e inconciliabili tra loro e su tutta l’Europa stava calando la celebre “cortina di ferro”, segnando l’inizio della c.d. “guerra fredda”; le vicende internazionali comportarono in Italia la crisi dell’unità antifascista: socialisti e comunisti erano così usciti dalla maggioranza di governo. Ma nonostante fossero portatori di idee politiche molto spesso antitetiche, i 556 padri e madri della Costituzione, pur così profondamente diversi e divisi, furono capaci di lavorare, per un anno e mezzo, come un unico efficiente organismo, riuscendo nell’arduo compito di scrivere le regole fondamentali della neonata Repubblica. Pur essendo avversari, seppero unirsi nel comune obiettivo di definire “una formula di convivenza” in grado di dar vita a quel processo in continuo svolgimento che è proprio l’esercizio della democrazia. Al contrario di quel che spesso avviene fu il miracolo del fiore dell’Amore nato dal seme dell’odio.

Come disse il Presidente della Commissione per la Costituzione, Ruini, nella seduta del 22 dicembre 1947 per la votazione finale a scrutinio segreto della Costituzione della Repubblica Italiana (che fu approvata con 453 voti favorevoli e 63 contrari): “Era un compito difficile e faticoso. Il Comitato di redazione è apparso molte volte quasi una mitica unità; i suoi membri si sono divisi ed hanno combattuto tra loro; ma dopo tutto vi è stato, e si rivela oggi, uno spirito comune, uno sforzo di unità sostanziale; ed oggi il Comitato compatto sente la responsabilità e la solidarietà del suo lavoro, ed è orgoglioso di averlo portato a termine. Questo io devo dichiarare, a suo nome, all’Assemblea e ringraziarla di aver sanzionato l’opera nostra. Questa è un’ora nella quale chi si è adusato alle prove parlamentari, chi è stato in trincea, chi ha conosciuto il carcere politico, è preso da una nuova e profonda emozione. È la prima volta, nel corso millenario della storia d’Italia, che l’Italia unita si dà una libera Costituzione. Un bagliore soltanto vi fu, cento anni fa, nella Roma repubblicana di Mazzini. Mai tanta ala di storia è passata sopra di noi. E ciò avviene in una congiuntura non ancora definita, in un processo di trasformazione ancora in cammino, in cui alcuni istituti vecchi non sono ancora morti, ed altri nuovi non sono ancora interamente vivi. Esistono due crepuscoli tra il giorno e la notte: questo che ora scorgiamo sarà per la nostra Italia, crepuscolo di aurora e non di tramonto. Dobbiamo darci la nostra Costituzione in una situazione tragica; dopo la disfatta; dopo l’onta di un regime funesto. Dobbiamo cercare di costruire qualche cosa di saldo e di durevole, mentre viviamo in piena crisi politica, economica, sociale. Ebbene, vi siamo riusciti”…“Questa Carta che stiamo per darci è, essa stessa, un inno di speranza e di fede”… “Pur dando alla nostra Costituzione un carattere rigido, come richiede la tutela delle libertà democratiche, abbiamo consentito un processo di revisione., che richiede meditata riflessione, ma che non la cristallizza in una statica immobilità”.

La Costituzione fu promulgata dal Capo provvisorio dello Stato il 27 dicembre 1947. Tra le “glorie” di cui parla Calamandrei, oltre naturalmente al diritto di voto, fondamento di ogni democrazia – che onera ogni cittadino della responsabilità di partecipare, alla co-creazione del benessere comune – ed a tutti quei principi che sono espressione di un regime democratico – vanno annoverate – ed è il punto che come Avvocato mi preme evidenziare – anche le speranze che i nostri Padri nutrivano per un futuro migliore nel mondo della Giustizia (e non poteva che essere così, considerato che Piero Calamandrei era un avvocato); basta ricordare i principi del giusto processo, della terzietà ed imparzialità del giudice, dell’obbligatorietà dell’azione penale, del contraddittorio nella formazione della prova, della presunzione di innocenza; del giudice naturale, dell’inviolabilità del diritto di difesa; della finalità rieducativa della pena; e poi i diritti fondamentali: la libertà personale, l’inviolabilità del domicilio, la libertà di manifestazione del pensiero, la proprietà, i diritti alla vita, alla salute, alla sicurezza, al lavoro, etc…

Ed è a questo complesso di valori che l’Avvocato deve fare continuo riferimento nell’esercizio del compito difensivo, facendo della Costituzione il principale baluardo del diritto di difesa. Ecco allora una raccomandazione che rivolgo soprattutto ai giovani Colleghi: leggetela e rileggetela spesso la Costituzione, per radicarne i principi nel vostro inconscio: ne trarrete, alla bisogna, formidabili argomenti difensivi.

E concludo queste scarne riflessioni con una raccomandazione che Calamandrei, ha invece rivolto a tutti i giovani: “Dietro ogni articolo della Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta”.

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