I dialoghi tra Turetta e il papà non andavano pubblicati – IL MESSAGGERO DEL 6 AGOSTO 2024
“Le vittime dettano le nuove tendenze nel pensiero comune.” – Il commento di Michele Bontempi – penalista del Foro di Brescia
A margine di tutti i commenti sulla pubblicazione dell’intercettazione ambientale in carcere fra Turetta e i suoi genitori, fa riflettere che le persone più ascoltate nei commenti, come se fossero le più autorevoli, siano stati i parenti della ragazza uccisa da Turetta (ancor di più dei migliori giuristi).
Nel bene e nel male, in un senso e in quello opposto.
Così, a caldo la sorella di Giulia Cecchettin ha subito puntato il dito contro il padre di Turetta condannandolo – in nome del popolo del web che la segue come un’eroina – alla pubblica gogna per aver giustificato il femminicidio.
E tutti in coro, nei giorni successivi, nel dare dell’untore di manzoniana memoria.
Dopo qualche giorno ecco intervenire il padre di Giulia ma – colpo di scena – a difesa dei genitori di Turetta e perfino contro la pubblicazione delle intercettazioni (deve aver letto qualcosa nel frattempo).
E tutti nuovamente schierati, questa volta ad osannare quanto è saggio, pacato e cristiano quest’uomo.
Mi pare che così non vada per niente bene, non è in discussione se quanto dicono le vittime sopravvissute sia in linea o contrasti con il nostro pensiero a dover orientare l’opinione degli avvocati, ma ogni avvocato dovrebbe cogliere l’anomalia e il pericolo di un fenomeno trasversale: le vittime dettano tendenza di opinione sui fenomeni di criminalità.
Ma così non può e non deve essere anche solo per un fondamentale motivo che perfino un bambino è in grado di capire: non possono giudicare con generalità e astrattezza perché comprensibilmente non si può pretendere da loro che si astraggano dal loro immenso dolore.
Eppure vengono ascoltati come se fossero consulenti del legislatore.
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